Medicina integrata

medicina integrata Trieste
Medicina integrata
Per trattare i problemi di salute mediante un approccio che integra le terapie convenzionali con quelle non convenzionali

Medicina integrata

Il termine Medicina Integrata venne per la prima volta utilizzato nel 1992 (National Institutes of Health) per identificare innovativi protocolli terapeutici che associavano alle consolidate proposte della medicina convenzionale altre proprie delle medicine cosiddette complementari.


Ed è proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a patrocinare la necessità di tale evoluzione, alla luce di importanti considerazioni qui di seguito sintetizzate:

  • la medicina convenzionale, pur nella sua efficacia, ha dimostrato alcuni limiti e soprattutto la comparsa di effetti collaterali talvolta anche importanti.
  • in particolare l’insorgenza di patologie ad andamento cronico ha soprattutto evidenziato tali i limiti
  • le evidenze scientifiche sono sempre più numerose e chiare nel definire l’importanza per lo stato di salute dell’uomo di un buon rapporto tra le sue potenzialità genetiche e l’ambiente in cui esse si manifestano (epigenetica)
  • la psiche ha peso nell’accompagnare e condizionare lo stato fisio-patologico dell’individuo
  • il crescente desiderio delle persone di fruire di un approccio che comprenda la cura dell’individuo nella sua globalità ambientale, sociale e culturale
  • l’efficacia della prevenzione primaria, che agisce sugli “stili di vita” , nel controllare, migliorare e gestire nel tempo numerosi quadri clinici
  • l’obbligo di garantire un livello minimo di cure anche a popolazioni di paesi sottosviluppati dove la medicina convenzionale non arriva o non è praticabile e la medicina tradizionale rappresenta l’unica opportunità cui fare ricorso in caso di bisogno

Non più, o non solo, un completamento ma una vera e propria integrazione dei due approcci curativi che a questo punto vengono posti sullo stesso piano ed utilizzati contemporaneamente in protocolli all’uopo identificati come validi ed efficaci.

Medicina convenzionale

La medicina convenzionale, chiamata anche medicina moderna, accademica, allopatica e biomedicina, è data dall’insieme delle pratiche mediche e odontoiatriche riconosciute dai sistemi sanitari ufficiali che viene praticata dai laureati in medicina e chirurgia e in odontoiatria. Essa si basa su di un approccio cosiddetto riduttivo, deterministico o causalistico secondo il quale i singoli organi ed apparati vengono trattati separatamente come se fossero sempre i soli responsabili del disturbo segnalato.

Rappresenta l’evoluzione occidentale delle medicine a matrice empirico-filosofica e nel suo approccio, rigorosamente scientifico, si avvale del contributo di altre discipline come la chimica, la fisica, la biologia e la matematica.

Essa si fonda sulla ricerca scientifica abbinata a dati provenienti da studi clinici controllati e da linee-guida derivate dalla pratica clinica, il tutto analizzato e rivalutato in maniera critica.

Attraverso la valutazione dei rischi e dei benefici associati ai trattamenti intrapresi o alla loro mancanza, nonché dei risultati dei test diagnostici essa cerca di capire e di prevedere se un trattamento farà più bene che male, e agisce conseguentemente nella scelta della prescrizione.

Medicina complementare e Alternativa

La medicina complementare è un tipo di medicina che utilizza sistemi di diagnosi, cura e prevenzione per ripristinare l’equilibrio e la salute dell’individuo, nel rispetto della sua globalità, intesa come unità psico-fisica inserita in un contesto sociale.

Si tratta di un vasto ed eterogeneo gruppo di terapie, chiamato anche medicina naturale, medicina olistica, medicina non convenzionale.

Fanno parte di questo gruppo metodiche come l’Omeopatia, l’Omotossicologia, la Fitoterapia, l’Agopuntura, l’Osteopatia, la Posturologia, la Chinesiologia Applicata, la Mesoterapia, la Riflessoterapia, l’Ayurveda, la Medicina Tradizionale Cinese e tante altre ancora.

L’aggettivo “complementare” vene utilizzato quando essa è usata congiuntamente alla medicina ufficiale per ampliare le potenzialità o ridurne gli effetti collaterali.

E’ detta invece “alternativa” quando viene usata in alternativa alle cure abituali.

Medicina tradizionale


Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/1976), la medicina tradizionale è “l’insieme di tutte le conoscenze, l’utilizzo di sostanze, di misure e di pratiche spiegabili e non, basate sulle fondamenta socio-culturali e religiose di una specifica comunità, che si appoggiano esclusivamente sulle esperienze vissute e le osservazioni trasmesse di generazione in generazione, oralmente e per scritto, ed utilizzate per diagnosticare, prevenire o eliminare un disequilibrio del benessere fisico, mentale e sociale".

La medicina tradizionale è quindi un insieme di tecniche farmacologiche, religiose, rituali, magiche, che assumono significato proprio nella loro interazione e che si radica in una comunità specifica che a tale risorsa fa riferimento per curarsi.

La malattia viene concepita come il risultato della rottura di uno stato di equilibrio interno all’individuo o esistente tra esso e l’ambiente in cui vive, visibile ed invisibile. Conseguentemente il trattamento tradizionale affronta l’evento patologico in modo complesso ed articolato, considerando la dinamica di interazione tra le diverse parti della persona e tra questa ed il contesto che la circonda.

L’approccio olistico proprio della medicina tradizionale contrasta con quello biomedico, secondo il quale vengono trattati separatamente i singoli organi e apparati come se fossero i soli responsabili del malessere dell’individuo, e pone invece al centro dell’intervento la condizione complessiva del malato e la sua totale situazione esistenziale ed ambientale.

Molte delle medicine annoverate come alternative originano dalla tradizione popolare e sono state utilizzate a lungo nel tempo per mantenere il benessere e curare le malattie.

Medicina manuale

La medicina manuale si pone a metà strada tra la medicina convenzionale e quella complementare rientrando a pieno diritto nella categoria delle cosiddette medicine tradizionali.

Essa sostanzialmente si occupa di trattare la componente biomeccanica del corpo umano, vale a dire l’apparato muscolo scheletrico articolare, con particolare attenzione alla colonna vertebrale: quell’astuccio osseo all’interno del quale transitano in salita e in discesa una miriade di fibre nervose che costituiscono il midollo spinale e che collegano la periferia del corpo con il centro e viceversa.

La diagnosi e la terapia si realizzano attraverso l’uso delle mani, da cui il nome “manipolativa”.

Tracce di questa pratica manipolativa applicata alla colonna vertebrale si trovano già nei documenti delle antiche scuole mediche, sia occidentali che orientali. Il famoso medico romano Galeno nel II secolo d.C. riferiva nel suo libro di avere curato e guarito lo scrittore Pausania con l’applicazione di medicamenti e di manipolazioni sul rachide cervicale per un pesante disturbo della sensibilità delle dita di una mano. L’origine di tale disturbo, diceva Galeno, risiedeva proprio in una lesione dell’astuccio vertebrale cervicale che determinava una compressione di una radice nervosa proveniente dal midollo spinale.

Una pratica antica dunque tramandata nei secoli e spesso associata alle altre pratiche di “igiene corporea” come i bagni termali, i massaggi e la ginnastica. Veniva ampiamente utilizzata sia dai medici dell’epoca sia da praticoni, soprattutto nelle campagne lontano dai centri abitati, dove i traumi legati al lavoro e quindi i problemi muscolo scheletrici articolari rappresentavano la quotidianità.

Ancora oggi nelle campagne esiste la figura del guaritore, discendente diretto, spesso per tradizione orale, dei popolari ‘bonesetters’ (‘aggiustaossa’) inglesi o ‘rebouteux’ (‘conciaossa’) francesi o ‘algebristas’ (‘raddrizza ossa’) spagnoli, figure che da sempre si occupano del trattamento delle patologie di tipo ortopedico.

Attualmente e soprattutto in certe nazioni come Francia, Inghilterra, Stati Uniti, la Medicina Manuale è ormai parte integrante della Medicina Convenzionale, una specialità praticata da esperti medici provenienti da diverse altre specialità come la fisiatria, l’ortopedia, la reumatologia, la chirurgia neurologica, la medicina dello sport, tutte figure che si occupano dei problemi che interessano l’apparato muscolo scheletrico articolare.

Dalla tradizione quindi emerge questa specialità medica prettamente “pratica” con evidenti finalità terapeutiche indirizzate all’apparato muscolo scheletrico in generale ed al rachide in particolare. I suoi criteri di applicazione presuppongono comunque una circostanziata osservazione clinica, una precisa ricerca anatomo-patologica e un’ampia ricerca bibliografica, al fine di poter inquadrare con rigorosa scientificità i fenomeni osservati da cui trarre nuove interpretazioni patogenetiche in tema di dolore vertebrale, muscolare e articolare.

Il principio della medicina manuale

Il principio che sta alla base della Medicina Manuale può essere inserito in due contesti teorici diversi.

Nel primo, quello classico, le problematiche di salute che coinvolgono la componente muscolo scheletrico articolare sono fini a se stesse, sono solo dei problemi ad esclusivo carico della componente bio meccanica e pertanto sono semplicemente da raddrizzare e da correggere.

Per il secondo le problematiche di salute sono invece il risultato di un più ampio fenomeno disfunzionale che coinvolge in toto l’organismo e quindi tutte le sue componenti sia fisiche che chimiche, metaboliche e mentali. In questa ottica la correzione del problema biomeccanico si ripercuote su tutte le altre componenti del sistema promuovendo a cascata un miglioramento delle prestazioni generali dello organismo che a loro volta contribuiranno a realizzare la guarigione.

All’interno di un sistema funzionale complesso quale quello umano la funzione biomeccanica rappresenta una delle facce della stessa realtà funzionale generale: si tratta di una faccia oggettivamente esplorabile, misurabile e quindi indagabile.

I sistemi complessi sono in grado di esprimere una funzione generale che è il risultato dell’integrazione di funzioni svolte da più livelli di sottosistemi, ognuno capace di autoregolazione ma correlato alla funzione degli altri. Le capacità adattative prodotte da questo sistema integrato di funzioni realizzano di fatto la sopravvivenza del sistema stesso.

Partendo da questi presupposti chi voglia indagare la complessità del funzionamento umano può farlo attraverso l’analisi di una delle sue componenti: quella biomeccanica. In particolare deve studiare una funzione oggettivabile che sia espressione della integrazione delle diverse funzioni: la Postura.

Lo studio della postura

La postura è il risultato delle forze che percorrono il sistema muscolo scheletrico fasciale dell’individuo nel costante compito di contrapporsi alla forza di gravità e di mantenere l’uomo in posizione eretta, pronto a muoversi così come richiede la sua sopravvivenza.

La postura rappresenta la sintesi oggettiva delle funzioni bio-meccanica, chimico-metabolica e psico-emozionale ed è il risultato di un lungo fenomeno adattativo sviluppatosi tra forma e funzione a partire da milioni di anni fa.

Nel solco di tale formulazione teorica si collocano altre metodiche diagnostico terapeutiche che similmente alla Medicina Manuale interagiscono con la componente biomeccanica del corpo e che sono: l’osteopatia, la posturologia e la chinesiologia applicata.

La postura per questo motivo costituisce un oggetto di studio che accomuna medici, osteopati, posturologi, chinesiologi in quanto rappresenta l’integrazione tra la struttura e la funzione quale risultato naturale di una realtà multifattoriale che si esprime attraverso meccanismi adattativi più o meno efficienti e come tali in grado di tracciare nel tempo la storia fisio patologica del soggetto.

 

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